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domenica 13 settembre 2020

DOMENICO STRANIERI E LE STRATIFICAZIONI DELLA NOSTRA CULTURA

   DAL SETTIMANALE RIVIERA DEL 02.08.2020

Sant’Agata del Bianco, oggi, è un paese molto diverso da quello che il sindaco Domenico Stranieri ha trovato in occasione del proprio insediamento, quattro anni fa. Lo abbiamo intervistato per cercare di capire quale sia la matrice di questo cambiamento e quale futuro attenda il centro, che da oggi pomeriggio sarà teatro della nuova edizione del Festival “Stratificazioni”.


Sei riuscito a stravolgere una comunità normale trasformandola in un centro di cultura per certi aspetti avanzato. Quali sono i vantaggi?
La dimensione culturale è determinante per la qualità della vita e, in altre realtà, ha un posto importante nelle politiche pubbliche e nelle strategie aziendali. Noi abbiamo provato a raccontare il nostro territorio, diventando non solo dei conoscitori, ma anche dei sostenitori delle nostre bellezze artistiche e ambientali. Bisogna diventare attenti osservatori, avere la capacità di studiare cosa si può fare con tutto ciò che si possiede (e non è poco), e poi farlo per davvero.

Esiste una parola, un imperativo da seguire per superare le difficoltà?
La parola è: oltrepassare. Quando abbiamo pensato al Festival “Stratificazioni”, ai murales, ai musei, sapevamo di dover affrontare l’avanzata di un deterioramento che aveva varie forme (estetiche, morali e sociali). Ma non potevamo fermarci davanti alle difficoltà, all’indifferenza o alle critiche di chi non ha mai fatto nulla per la comunità. “Oltrepassare” ha significato riconoscere un punto di partenza fatto di cultura, memoria storica, identità, e renderlo “carico” di futuro.

Cos’è il Museo delle cose perdute?
È un luogo molto particolare, nel cuore del Borgo, davanti la piazzetta di Tibi e Tascia. È stato ideato dall’artista Antonio Scarfone, che ha ritrovato ciò che gli altri avevano perduto. È un piccolo universo all’interno del quale non si ripristina soltanto il passato, conservando gli elementi originali della nostra identità, ma è la metafora di come si combatte la “sottocultura della distruzione” con la cultura dell’impegno, dell’arte e della consapevolezza.

Il Festival di musica e letteratura “Stratificazioni” ormai è una bella realtà della nostra regione. Anche quest’anno la Regione Calabria ha dato un punteggio alto al vostro progetto.
All’inizio il Festival è nato senza alcun tipo di finanziamento. Ragionavamo in tempi artistici e non economici. L’idea è nata in montagna, insieme a Mimmo Catanzariti, Antonella Italiano ed Ettore Castagna (che ha concepito il nome). Ricordo che Gioacchino Criaco ha chiamato molti amici chiedendo di sostenere il progetto anche gratuitamente, poiché non bisognava arrendersi. Anche in questo caso, insieme a tanta gente, abbiamo oltrepassato un’immobilità e una provvisorietà che anche Corrado Alvaro mal sopportava (in Calabria tutto accade lentamente o non accade mai… tutto si può aspettare all’infinito).

Cosa farete quest’anno per ricordare lo scrittore Saverio Strati?
Il programma del Festival richiamerà molti temi stratiani. E poi l’intera facciata della casa di Strati,  nel borgo, diventerà un unico grande murale dedicato al nostro scrittore.

Quale è l’argomento stratiano che più ti piace?
Probabilmente Strati proietta in molti personaggi i suoi tormenti. La sua letteratura è segnata da fughe, crisi e angosce. Mi piace leggere il modo in cui Strati descrive il carattere di quei giovani che non volevano assomigliare ai loro padri, ma avevano ansia di conoscenza e di rinnovamento, una insospettabile apertura verso nuove idee.

Stratificazioni riparte proprio oggi, domenica 2 agosto alle 18:30.
Si, ci sarà un suggestivo spettacolo tra le rocce della nostra montagna, a Campolico. È il racconto di un viaggio, del maestro Nour Eddine Fatty, un topos letterario che segna la storia dell’uomo dai tempi antichi fino ai giorni nostri.

Ci sarà anche qualcosa di inatteso nella vostra estate?
Vogliamo potenziare la “Via delle porte pinte" e ci sarà l’installazione di una bellissima opera nel cosiddetto “punto zero” del paese, ovvero il luogo dal quale, secondo la leggenda, iniziò la fondazione di Sant’Agata. Ma sarà una sorpresa.

Chiudiamo con una tua riflessione di qualche tempo fa dal titolo “La leggibilità della Locride”. Molti hanno capito, altri no. Cosa volevi intendere?
Provo a ripetere una sola frase che, forse, racchiude il senso di tutto il ragionamento: “la rivoluzione, la forza per risollevarci, deve nascere dentro di noi, perché non verrà mai nessuno da fuori a salvarci”.


VIDEO


STRATIFICAZIONI FESTIVAL DEL 28.08.2020


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