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domenica 28 novembre 2021

LA LETTERA DEL PROF. CARLO GALLETTA

 Il mio ricordo, a 103 anni dalla sua nascita (28 novembre 1918)

A fine luglio 2009, a casa dei miei genitori, arrivò una lettera, in una busta gialla. Era scritta a mano, come si faceva un tempo, prima della cosiddetta svolta tecnologica, quando ognuno ci metteva un pezzettino di anima nella propria grafia. Dopo i saluti, c’era la firma: “Carlo Galletta”.



Ma perché il professore Galletta, che proprio oggi, 28 novembre 2021, avrebbe compiuto 103 anni (è nato nel 1918 e morto nel 2017) aveva inviato una lettera a mio padre?

Il 26 luglio 2009, il settimanale La Riviera aveva pubblicato un mio articolo dal titolo: “Giambattista Scarfone, detenuto di Sant’Agata del Bianco, vince il Trevi noir”.

Il prof. Galletta, non conoscendomi, fece un’azione apparentemente naturale ma che mi colse di sorpresa. A quanti di noi, difatti, dopo aver letto un bel pezzo, è venuto in mente di prendere carta e penna e scrivere una lettera? Il professore, senza saperlo, mi fece sentire la chiara percezione di una “civiltà” (la sua) diversa e lontana rispetto a quella che stiamo vivendo. Ovviamente, per fare tutto ciò non basta il pensiero, bisogna essere dotati di una vera e propria “eleganza del gesto”.

Una lettera ha un suo fascino antico, ed il giallo quasi abbagliante della busta e le parole scritte mi avevano dato la più pura delle gioie.

Andai a ringraziarlo a casa sua, dove se ne stava sempre seduto a leggere qualcosa, e da allora il prof. Galletta, con la sua mente lucida, i suoi modi cortesi, la sua cultura, mi aiutò a scrivere altri articoli. Mi parlò, ad esempio, della straordinaria figura del dott. Fenyves e, dopo qualche tempo, proprio insieme a lui, incontrammo le nipoti del medico soprannominato “l’ungherese”. 

Il prof. Galletta con le nipoti del dott. Fenyves


Il prof. Galletta era una fonte inesauribile di notizie ed è stato anche un apprezzato amministratore.

A pag. 320 del libro “Dove nacque Pitagora?”, così lo descrive l’autore Giuseppe Dieni: “Dopo Marrapodi, fu sindaco di Sant’Agata l’insegnante Carlo Galletta, figlio di fabbro ferraio, … e con lui si insediò nuovamente l’amministrazione socialcomunista che realizzò quanto di più vistoso oggi si nota in questo Comune: scuole, Palazzo Municipale ecc..”. Dal 1993 al 1996, Carlo Galletta è stato anche sindaco di Caraffa del Bianco.

Ma il mio ultimo ricordo di lui è legato ad un’opera di Domenico Bonfà, in arte Fàbon, pittore nato a Sant’Agata del Bianco nel 1912. Dovevamo allestire una mostra, nel Palazzo Comunale, il 5 febbraio 2017. Qualche anno prima, il professore mi aveva fatto vedere un dipinto realizzato da Fàbon in Libia, negli anni ‘40, prima di una battaglia. “Se non ci sarò più, se morirò combattendo, ti resterà questo ricordo di me” disse Fàbon al giovane soldato Carlo Galletta. Era un’opera realizzata velocemente, forse con la paura nel cuore, che il professore custodiva con cura.

Quella mattina mi aprì la porta di casa la moglie. Lui dormiva su una poltrona, quasi vinto dalla fatica degli anni, senza energie. La moglie provava a svegliarlo. All’improvviso il professore aprì gli occhi e domandò chi fossi. Non mi aveva riconosciuto. Quando sentì il mio nome sorrise. Richiuse nuovamente le palpebre, come se avesse perso i sensi. La moglie gli disse all’orecchio, con un’amabile grazia, che ero lì per la mostra, e chiedevo gentilmente l’opera di Fàbon. Il professore riaccese lo sguardo. Sorrise nuovamente. E, come se avesse raccolto tutte le forze per adempiere ad un ultimo, importante, dovere rispose: "certo, prendi subito il quadro!"

Fu il suo modo di dirmi addio, una lezione finale di determinazione e umanità che solo chi ama gli uomini e le storie della nostra terra può regalarci.



DOMENICO STRANIERI

La lettera del prof. Galletta


L'opera di Fàbon su legno (Libia, anni '40)


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La rivoluzione culturale dell'Arciprete Battaglia


La storia del dott. Fenyves

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