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mercoledì 19 ottobre 2022

A "COLA" CON LA FAMIGLIA MANFREDI

Per tutti i cittadini di Sant’Agata del Bianco il nome della famiglia Manfredi è legato a due luoghi: il palazzo in Piazza del Popolo e l’altura di località “Cola”. 

A dire il vero entrambi i luoghi, almeno per tutto il 1800, appartenevano alla famiglia Mesiti (proprietari terrieri che si erano apparentati con l’importante casata ligure-santagatese dei Franzè). 

La villa di contrada Cola

I Mesiti diventarono in breve tempo una famiglia “illuminata”, di idee liberali (la cui biblioteca comprendeva tutte le grandi opere del ‘700, compresa l’Enciclopedia di Diderot e D’Alembert), e capace di eleggere frequentemente dei sindaci: Nicola Mesiti Franzè (1811-1813), Nicola Mesiti (1815-1816; 1819-1821), Antonio Mesiti Franzè (1822-1824), Nicola Mesiti (1829-1830), Antonio Mesiti (1857-1859), Giuseppe Mesiti (1862), Antonio Mesiti (1876).

Firma del sindaco Nicola Mesiti (1821)

A Sant’Agata raccontano che dopo lo sbarco di Garibaldi, a Melito di Porto Salvo, alcuni suoi ufficiali raggiunsero di notte la villa di località Cola, non facilmente controllabile e da dove si dominava tutta la costa, per incontrare il cavaliere Mesiti (alla riunione parteciparono esponenti della famiglia Patti, Signato e Surace). I garibaldini furono riforniti di armi e cibo (ovviamente all’insaputa della famiglia baronale dei Franco che, invece, era filoborbonica).


Come si passò ad identificare i luoghi della famiglia Mesiti con la famiglia Manfredi ce lo spiega Giuseppe Dieni nel libro “Dove nacque Pitagora?”: "La famiglia Mesiti (...) era la seconda dopo i Franco per i beni immobili e per denaro liquido. Si estinse con la morte di Nicola Mesiti del fu Antonio, nel 1910, senza lasciare eredi né maschi e né femmine. Tutti i beni passarono alla moglie Carolina che a sua volta li passò alla nipote Esterina, sposata Manfredi la quale vendé tutto e si trasferì a Reggio e poi a Roma con i figli”.

Così, la casa di contrada Cola fu venduta ad uno zio dello scrittore Saverio Strati, e lo stesso Strati, proprio da quell’altura panoramica, scrisse “Il Selvaggio di Santa Venere”. Ma non solo. Il cosiddetto “Palazzo Manfredi”, in piazza, altro non è che il palazzo di Don Carmine nel romanzo “Tibi e Tàscia” (“Il palazzo di Don Carmine era enorme: grande quanto, e forse anche più grande, della chiesa, che gli stava proprio di faccia, sulla stessa piazza, e parevano due vecchi e buoni amici che chiacchierano”). 

Anche io, come tanti santagatesi, quando ero bambino ho sentito parlare della famiglia Manfredi. Una mia parente, Filomena Tallarita, che si è cresciuta a Cola (e per questo era chiamata da tutti “Filomena di Cola”), mi descriveva la figura distinta e gentile dell’avvocato Manfredi (che ogni tanto sentiva ancora al telefono). 

Ma ora devo raccontare perché ho scritto tutte queste notizie. 
Vi è, naturalmente, un motivo preciso: questa mattina, 19 ottobre 2022, ho incontrato per caso un’anziana signora che percorreva insieme ad altre due donne proprio la salita di contrada Cola. Era come se, passo dopo passo, stesse entrando in un altro mondo: il suo mondo. Si trattava di Marisa Manfredi, in compagnia della nipote Francesca Manfredi (che vive in America) e di un’altra amica. Marisa Manfredi abita a Roma, ha quasi 90 anni, e, spinta da una forza di volontà al limite del mistico, ha voluto visitare nuovamente i suoi luoghi del cuore: il palazzo Manfredi e l’altura di Cola. Da Cola si è affacciata guardando verso il mare (in fondo, da quel posto, è impossibile non ripete il gesto di girarsi verso l’orizzonte magnetico e azzurro) ed ha esclamato: "passavo tantissimo tempo a contemplare il panorama". Anche lei è nata a Sant’Agata e quando mi ha parlato di “Filomena di Cola” gli ho fatto vedere una foto che conservo nel mio smartphone. La signora Manfredi l’ha riconosciuta subito, accennando quell’illeggibile sorriso di chi, oltre alla foto, fissa pure la rapidità del tempo che passa.

Mi capita spesso, ultimamente, di incontrare persone che tornano, anche solo per qualche ora, nei luoghi dove hanno trascorso la loro infanzia, come se sentissero la necessità di riassaporare un odore, un paesaggio, una luce.
Dare una risposta a tutto ciò sarebbe complesso ma, proprio per questo, la verità è racchiusa nelle parole semplici ed esatte di Marisa Manfredi che, per sempre legata al panorama di Cola, ha voluto riprendersi, in una mattina d'ottobre, un ultimo pezzo del suo mondo.
                                                                                                                           

Marisa Manfredi


Filomena "di Cola"

Saverio Strati nella villa in contrada Cola


N.B. Da Cola, nel 1847, il viaggiatore inglese Edward LEAR realizzò 2 disegni di Sant'Agata del Bianco (Clicca qui).