da LA RIVIERA del 26 luglio 2009
Giambattista Scarfone, di Sant’Agata
del Bianco, sta scontando la sua pena presso il carcere di Spoleto dove,
quasi per caso, si è avvicinato alla scrittura con esiti sorprendenti.
Un suo racconto, infatti, dal titolo “L’imprevisto” si
è aggiudicato un importante premio letterario al Festival Trevi Noir, un evento
che anticipa la rassegna Umbria
Libri.
Curatori ed ideatori del Festival sono Daniela De Gregorio e Michael
G. Jacob, scrittori di fama internazionale, che hanno come obiettivo quello
di esplorare “il male condiviso
che si insinua nella storia e nella civiltà” e “il male che coinvolge il
singolo individuo”.
Alla premiazione era presente anche Giovanna Zucconi, già
collaboratrice de “L’espresso” e la “Stampa”, nonché curatrice,
con Alessandro Baricco,
del programma televisivo "Pickwick” ed ora responsabile della
rubrica di libri all’interno della trasmissione “Che tempo che fa” .
“Questa premiazione ha la struttura di un
noir ”, ha detto la Zucconi , “nel
senso che c’è un premiato che non è qui. Due o tre anni fa ho ricevuto una
lettera di un signore molto particolare, aveva scritto sedici romanzi e mi
chiedeva se me li poteva mandare.”
Alla maniera di Giovanna Zucconi, che per prima
ha letto i romanzi di Giambattista
Scarfone incoraggiandolo a
seguitare a scrivere, non credo sia importante porsi troppe domande sul perchè
il vincitore del premio Noir si trovi in carcere.
Preconcetti limitativi in tal genere
risulterebbero sbagliati, laddove il mondo della scrittura, da sempre, rappresenta
un luogo di libertà.
Una libertà vera, raggiunta a caro prezzo da
una personalità forte e dotata di talento, che non ha consegnato il suo” io”
agli effetti devastanti della monotonia.
In situazioni amare, difatti, una persona può
scoprire di avere delle risorse insospettabili, una forza vitale sconosciuta.
”Sono diventato quello che avrei dovuto
sempre essere. Uno scrittore. Con la scrittura ho scoperto un mondo
nuovo. Vero. Bellissimo. La consapevolezza che questa opportunità me l’abbia
data il carcere mi intristisce, ma al tempo stesso mi inorgoglisce perchè posso
affermare d’aver reso utile il tempo infinito che mi ha tenuto (e mi tiene
ahimè) ancorato a questa poco ridente realtà. Riuscire a dare vita a luoghi ed
epoche è un’emozione unica ”
così scrive in una lettera Giambattista
Scarfone.
La sua è una scrittura senza fingimenti , le
trame costruite in modo perfetto, le immagini che si susseguono a perdifiato
attraverso il pensiero incessante dei personaggi.
E’ come se, ad un certo punto, la pagina assumesse una propria
autonomia che incammina la storia verso situazioni mai scontate, anche se
alimentate da una percepibile simbiosi, quasi mistica, tra chi scrive e la sua
opera.
Ecco come lo stesso autore descrive “L’imprevisto”,
la narrazione che ha vinto l’autorevole premio letterario: ” E’ un racconto breve. Un noir crudo
che fotografa determinati eventi senza la preoccupazione di trasmettere
messaggi morali. Un noir appunto. In pratica è come se ti trovassi ai bordi di
un campo di calcio mentre si sta giocando la partita e all'improvviso scoppia
il finimondo tra i giocatori. Lo spettatore osserva e trae le sue conclusioni.
Con questo racconto io ho fatto lo stesso. E’ la storia di un killer che per
uno scherzo del destino sbaglia bersaglio. Non ha sensi di colpa. La sua unica
preoccupazione è che si possa sapere del suo errore. Ma al tempo stesso si
chiede come mai ha sbagliato. Quando lo capisce, cerca di riparare, ma il suo
errore determina una svolta positiva nella vita di altre persone”.
Il racconto verrà pubblicato e si spera possano essere presi in
considerazione da qualche Editore pure i romanzi, adesso venticinque,
contraddistinti anch’essi da una pregevole qualità letteraria.
Bisogna altresì dire che la gestione
intelligente del carcere di Spoleto ha facilitato varie modalità di espressione
da parte dei detenuti.
Dall’attività letteraria a quella teatrale, dai corsi di
scrittura a quelli di filosofia, fino ad arrivare persino ad un corso di Boxe
all’interno dell’Istituto (che ha persuaso Giambattista a scrivere una bellissima lettera dal
titolo “Vincitori e vinti”, nella quale affiora la voglia di
riguadagnarsi la risalita con
sacrificio e dignità, anche attraverso delle discipline che impongono delle
regole).
In un Paese veramente democratico, infatti,
lo stato di detenzione non deve rappresentare una “malattia incurabile”, un
luogo di miseria materiale e morale.
Perchè da una libertà “usata male”,
attraverso la ricerca di un edonismo svuotato di valori, si può giungere ad una
realtà culturale che rappresenta, per i detenuti, l’unica realtà veramente
“abitabile”.
Insomma ci troviamo di fronte ad un mondo
oscuro, arduo da esplorare, da dove emerge però il segno dell’uomo, poiché come
lo stesso Giambattista Scarfone scrive :“i paradossi esistono per
dare corpo alle assurdità, se è vero come è vero che il cielo ha così tante
stelle e di notte è buio, è altrettanto vero che mi ritrovo in carcere da anni
e mai come oggi sono stato così libero”.
ARTICOLI CORRELATI: INTERVISTA A GIAMBATTISTA SCARFONE (Ottobre 2015)
Nessun commento:
Posta un commento