da IL QUOTIDIANO DEL SUD del 24/06/2019
Il
libro di Giambattista Scarfone, IL RISOLUTORE (Morlacchi Editore, luglio
2018), ha un suo elemento segreto sin dalla dedica iniziale: “A te, nonostante
tutto”.
L’autore
si trova rinchiuso nel carcere di massima sicurezza di Spoleto, dove sta scontando
trenta anni di carcere e dove, dopo un lungo percorso culturale ed
esistenziale, è diventato “altro” rispetto a ciò che era: ovvero uno scrittore
di talento.
Giambattista
Scarfone (che nel 2007 ha vinto il Premio
Trevi Noir con il racconto inedito “L’imprevisto”) ha trovato nei libri, in
prigione, la sua libertà ed è diventato un vero e proprio caso letterario di
cui si sono occupati, tra gli altri, gli scrittori americani di fama internazionale
Micheal Gregorio e la giornalista e
scrittrice Giovanna Zucconi.
Il
Risolutore è il primo romanzo di Scarfone ad essere pubblicato (in verità ne ha
scritti più di venti) ed è stato proposto in anteprima (con una bella relazione
del prof. Domenico Talia), a Sant’Agata
del Bianco (RC), paese natio dell’autore, il 12 agosto 2018. Recentemente,
il 27 maggio 2019, il libro è stato presentato a Perugia, in un incontro contraddistinto dagli interventi di Micheal Jacob e Daniela De Gregorio (scrittori), Alvaro Fiorucci (giornalista), Antonio
Scarfone (che ha curato la prefazione) e Gianluca Galli (Molacchi Editore).
Si
tratta di un noir che cattura l’attenzione del lettore sin dalle prime pagine e
lo trascina, anche grazie ad una efficace e rapida costruzione dei dialoghi,
lungo una trama avvincente. Andrea Rangeri, il protagonista, è un killer (Il
risolutore) che fa propri tutti i “valori” della vita normale (amore, odio,
amicizia) e li “rivive”, a modo suo, in un mondo criminale irredimibile, in cui
egli si differenzia per essere “fiume” e non “stagno” e dove una forza oscura (misteriosa
quanto le parole di una sensitiva : “un
drago nero tenterà di aggredire un drago rosso”) gli segnerà il destino portandolo
verso inesorabili scelte. Non si tratta di un vero e proprio “giallo”, nel
senso che non si aspetta di sapere solo come andrà a finire, ma è godibile dal
di dentro, in ogni pagina, con le sue invisibili sfumature. Così,
all’improvviso, ogni lettore si troverà a nuotare nello stesso “fiume”
impetuoso di Andrea Rangeri.
Le
copie de Il Risolutore arrivate in
Calabria nell’estate del 2018 sono andate esaurite in pochi giorni. Adesso, in
attesa della ristampa del testo, è possibile acquistare il libro online su Amazon;
IBS,
o sul sito ufficiale www.morlacchilibri.com.
I RELATORI PRESENTI A PERUGIA |
LA PRESENTAZIONE DEL 2018 A SANT'AGATA DEL BIANCO (RC) |
Peccato
che anche nella presentazione di Perugia (come per la consegna dei premi al
Festival Trevi Noir) l’autore non abbia ottenuto il permesso di essere presente.
Perciò, non potendo fare altro, ha inviato una lettera di saluto:
“Benvenuti!
Ho sperato di esserci ma evidentemente un pregiudizio congenito in chi non dovrebbe averlo ha impedito l’incontro.
Non avrei voluto parlare di carcere sebbene sia il luogo che mi ospita, spero ancora per poco, e nel quale i miei libri sono nati.
Pare chiaro che la pubblicazione di un libro sia ritenuta di poca importanza e che faccia comodo considerare i detenuti ciò che sono stati, senza badare a ciò che sono diventati. Nessuno tuttavia può negare che se in un tempo divenuto ormai remoto sono entrato in carcere come un criminale ed ora ne esco come uno scrittore qualcosa indubbiamente è avvenuto, e in meglio ovviamente. Che si finga di non notarlo è denigratorio per qualunque intelligenza e ciò che per il carcere potrebbe essere un vanto diventa una vergogna. Ma fino a quando le valutazioni saranno basate esclusivamente sulla tipologia di reato il giudizio sarà sempre negativo perché votato a tenere presente un passato che non appartiene più a nessuno. Se invece che al reato si guardasse alla persona che inevitabilmente subisce metamorfosi fisiche, culturali e psicologiche, forse ci sarebbe davvero la volontà di offrire una nuova opportunità a chi ha smesso perfino di sperare.
Scusatemi ma ve lo dovevo.
Siamo giunti al romanzo.
Non commettete l’errore di pensare che sia autobiografico, anche se il luogo in cui mi trovo possa falsare il giudizio, poiché non c’è nulla di vero. Godetevi piuttosto le emozioni, scoprendo un mondo che ha il suo fascino ancor più perché visto dall’interno. Pensate quindi a chi lo ha scritto, che si è servito della scrittura come terapia per non impazzire, solo dopo averlo finito di leggere.
Non vi nascondo che per il puro piacere di fissare nella mia mente le vostre espressioni compiaciute mi piacerebbe essere davanti ad ognuno di voi nel momento in cui leggete, o avete letto, l’ultimo rigo del romanzo. Dico questo perché, fossi riuscito a generare anche un solo brivido nel lettore, come autore ho raggiunto lo scopo. Senza dimenticare che Il Risolutore, sotto il profilo didattico, va letto come chi ci ha insegnato la tragedia greca, cioè con l’idea di riscontrare ciò che non si deve fare mai. E’ il mio augurio.(….)
E’ indubbio che siete testimoni di un evento straordinario, come è innegabile che il regalo più gratificante per me sarà quello di sapere che divulgherete ciò che avete vissuto con l’occhio attento di chi ha visto dove altri si sono appena limitati a guardare, e suggerire a chi si ostina a non volere accettare che i traguardi culturali non serrano le porte ma aprono la mente e cambiano le mentalità”.
Ho sperato di esserci ma evidentemente un pregiudizio congenito in chi non dovrebbe averlo ha impedito l’incontro.
Non avrei voluto parlare di carcere sebbene sia il luogo che mi ospita, spero ancora per poco, e nel quale i miei libri sono nati.
Pare chiaro che la pubblicazione di un libro sia ritenuta di poca importanza e che faccia comodo considerare i detenuti ciò che sono stati, senza badare a ciò che sono diventati. Nessuno tuttavia può negare che se in un tempo divenuto ormai remoto sono entrato in carcere come un criminale ed ora ne esco come uno scrittore qualcosa indubbiamente è avvenuto, e in meglio ovviamente. Che si finga di non notarlo è denigratorio per qualunque intelligenza e ciò che per il carcere potrebbe essere un vanto diventa una vergogna. Ma fino a quando le valutazioni saranno basate esclusivamente sulla tipologia di reato il giudizio sarà sempre negativo perché votato a tenere presente un passato che non appartiene più a nessuno. Se invece che al reato si guardasse alla persona che inevitabilmente subisce metamorfosi fisiche, culturali e psicologiche, forse ci sarebbe davvero la volontà di offrire una nuova opportunità a chi ha smesso perfino di sperare.
Scusatemi ma ve lo dovevo.
Siamo giunti al romanzo.
Non commettete l’errore di pensare che sia autobiografico, anche se il luogo in cui mi trovo possa falsare il giudizio, poiché non c’è nulla di vero. Godetevi piuttosto le emozioni, scoprendo un mondo che ha il suo fascino ancor più perché visto dall’interno. Pensate quindi a chi lo ha scritto, che si è servito della scrittura come terapia per non impazzire, solo dopo averlo finito di leggere.
Non vi nascondo che per il puro piacere di fissare nella mia mente le vostre espressioni compiaciute mi piacerebbe essere davanti ad ognuno di voi nel momento in cui leggete, o avete letto, l’ultimo rigo del romanzo. Dico questo perché, fossi riuscito a generare anche un solo brivido nel lettore, come autore ho raggiunto lo scopo. Senza dimenticare che Il Risolutore, sotto il profilo didattico, va letto come chi ci ha insegnato la tragedia greca, cioè con l’idea di riscontrare ciò che non si deve fare mai. E’ il mio augurio.(….)
E’ indubbio che siete testimoni di un evento straordinario, come è innegabile che il regalo più gratificante per me sarà quello di sapere che divulgherete ciò che avete vissuto con l’occhio attento di chi ha visto dove altri si sono appena limitati a guardare, e suggerire a chi si ostina a non volere accettare che i traguardi culturali non serrano le porte ma aprono la mente e cambiano le mentalità”.
Questa
la riflessione di Scarfone, segnata dalla speranza, disillusa, di staccarsi da un
paesaggio immobile, fatto di cemento e sbarre, per raccontare come è nato il mondo
straordinario della sua immaginazione. Sicuramente la sua presenza a Perugia
avrebbe rappresentato una vittoria per lo Stato. Visto che, prima di ogni altra
cosa, è importante evidenziare che un detenuto, anche grazie alle attività
svolte nel carcere di Spoleto, è riuscito a “trasformarsi” (pur vivendo al
centro di un abisso invalicabile).
E ha ridisegnato quella “sconfitta” durata
anni e anni, in cui l’unica condizione di felicità era quella misurata sulla
carta, in una grande lezione. Ovvero quella di un uomo che, partendo dai propri
errori, è riuscito a trovare il germe di una forza, e perfino di una
gratificazione, nella ricchezza di esperienze e avventure che solo la strada della cultura può
dare.
DOMENICO STRANIERI
VIDEO CORRELATI: GIAMBATTISTA SCARFONE (scrittore) premiato nel carcere di Spoleto