LA BANDIERA DI MIO PADRE
(Dal mensile IN ASPROMONTE di maggio 2014)
Addio ad Antonio
Micchia, figlio del vice-sindaco ucciso nella strage di Casignana.
Tutta la vita segnata
da una vecchia bandiera socialista!
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La copertina del num. di maggio del mensile IN ASPROMONTE |
Il 23 aprile a
Casignana si sono svolte delle onoranze funebri apparentemente normali, se si
esclude il toccante ricordo, dopo il rito religioso, pronunciato
dall’intellettuale Giuseppe Aprile. Non vi era, difatti, un’eccezionale presenza
di persone e per molti giovani era morto solo un anziano maestro che aveva insegnato
quasi una vita presso le locali scuole elementari.
Eppure vi sono memorie e simboli che diversificano questo singolare insegnante che si muoveva senza alcuna fretta, per le vie del paese, a bordo della sua Fiat Seicento azzurra. Sopra la sua bara erano posti dei garofani rossi avvolti da una vecchia bandiera, anch’essa rossa, dove era facilmente riconoscibile il simbolo del Partito Socialista. L’uomo in questione era Antonio Micchia, figlio di Pasquale Micchia (vice-sindaco di Casignana negli anni ’20), che, come scrisse Gaetano Cingari, ha vissuto “nel culto dell’ideale del padre” (tanto che anch’egli si farà chiamare per sempre Pasqualino, in suo onore).
Eppure vi sono memorie e simboli che diversificano questo singolare insegnante che si muoveva senza alcuna fretta, per le vie del paese, a bordo della sua Fiat Seicento azzurra. Sopra la sua bara erano posti dei garofani rossi avvolti da una vecchia bandiera, anch’essa rossa, dove era facilmente riconoscibile il simbolo del Partito Socialista. L’uomo in questione era Antonio Micchia, figlio di Pasquale Micchia (vice-sindaco di Casignana negli anni ’20), che, come scrisse Gaetano Cingari, ha vissuto “nel culto dell’ideale del padre” (tanto che anch’egli si farà chiamare per sempre Pasqualino, in suo onore).
Ma per capire meglio di chi stiamo parlando bisogna tornare
indietro nel tempo, esattamente al 4 ottobre 1922. In questa data, difatti, a
Casignana era giunto Giuseppe Bottai (fascista di primo piano che parteciperà
alla Marcia su Roma, sarà Deputato e Ministro dell’Educazione Nazionale nonché
Fondatore della rivista Critica Fascista
e condirettore del quindicinale Primato).
Ufficialmente era a Casignana per inaugurare la sede del Fascio locale ma in realtà egli
era preoccupato per quello che era successo in paese quattordici giorni prima.
Ma cosa era accaduto il 21 settembre del 1922? Quel giorno Pasquale Micchia, il
padre di Antonio (che all’epoca dei fatti aveva meno di quattro mesi, poiché
era nato il 28 maggio del 1922), guidava per la stradella delle Croci, insieme
al sindaco Giuseppe Ceravolo, un gruppo di braccianti diretti verso la foresta
Callistro.
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L'articolo sul cartaceo |
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La foresta Callistro |
Negli anni, difatti, Pasquale Micchia aveva annotato in un
“libro bianco” (di cui pare esistano ancora tre copie) le dolorose condizioni dei
lavoratori di Casignana, sempre subordinati, come in tutti i paesi, allo
strapotere di questa o quella famiglia. Tuttavia il 10 settembre, il Prefetto,
accogliendo un’istanza presentata dai Carafa e rifacendosi al decreto Falcioni
(che imponeva notevoli limitazioni e la creazione di una commissione provinciale
per l’esame delle domande di occupazione), firmava un’ordinanza di scioglimento
della Cooperativa di Casignana. Il 21 settembre il provvedimento, che includeva
anche un’immediata esecuzione, veniva notificato dal Vice-Commissario Edmondo Rossi
scortato da venti carabinieri.
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La stradella delle Croci, dove avvenne l'eccidio |
Per questi motivi, e forse anche per altri, nella stradella
delle Croci, avvenne la cosiddetta “strage di Casignana”. Secondo Ferdinando
Cordova (rivista Historica, 1965) il primo colpo fu quello del “guardiano di
casa Roccella, Di Giorgio Bruno, l’unico che portasse il fucile”, il quale “prese
di mira e ferì gravemente il sindaco dott. Ceravolo Giuseppe”. Subito dopo, i
carabinieri esplosero 101 colpi, "ma ad essi vanno aggiunti quelli sparati dagli
avversari della Cooperativa, fra cui numerosi i fascisti”. Nell’aggressione persero
la vita Pasquale Micchia, Girolamo Panetta e Rosario Micò. Oltre al sindaco Ceravolo
(che rimarrà claudicante per tutta la vita) rimasero feriti Rocco Mollace,
Natalino Russo, Rocco Umbrello, Giulio Scappatura e Rosario Domenico Di Gori.
Più di ottanta persone, invece, riportarono conseguenze meno gravi.
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Il feretro di Micchia avvolto dalla vecchia bandiera del padre |
Pasquale Micchia era già
morto da due settimane. Aveva 30 anni mentre percorreva il passo delle Croci (“e
non si sarebbe più allontanato dal suo popolo“ scrisse Mario La Cava nel libro I fatti di Casignana, Einaudi 1974).
Poco tempo dopo anche qualche suo compagno aderì al Fascismo. Il figlio
Antonio, invece, rimase Socialista per tutta la vita e ogni primo maggio soleva
fissare la sua bandiera, appartenuta al padre, sul balcone della propria
abitazione. Ma con la sua scomparsa nessuna vecchia bandiera troverà più spazio
nel cielo di Casignana, di quelle che rievocano ideali e passioni e per le
quali un tempo si poteva pure morire. Tanto simili a Le belle bandiere descritte da Pasolini in una poesia: “a sventolare
una sull’altra, in una folla di tela povera, rosseggiante,…. nella tenerezza
eroica d’un’ immortale stagione”.
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Le foto sul cartaceo |
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L'arrivo dell'On. Giacomo Mancini a Casignana nel 1972 |
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Una vecchia tessera di Antonio Micchia |
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Da destra, Antonio Micchia, Rosario D. Di Gori ed il figlio Domenico a Roma |
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Sede del partito Socialista a Casignana. Micchia (al centro) è con gli ex combattenti della "Cooperativa Garibaldi" Di Gori e Giovinazzo |
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A. Micchia (il secondo partendo da destra) al 37° Congresso Nazionale del Partito Socialista |
Antonio Micchia (il primo a destra) a Roma
in compagnia di Pietro Nenni