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domenica 26 maggio 2024

Vincenzo Baldissarro, l’artista che “libera” le figure dalla roccia


 Appunti sull'arte di Vincenzo Baldissarro

Sant'Agata del Bianco (RC)


Il mito di Sisifo

Si possono liberare dalla roccia: donne, uomini, sirene e miti? E creare un mondo dove ogni opera è la risposta a un "sentire"? Non è tanto una questione di precisione tecnica, ma è l'esplosione di una visione, di uno svelamento.

Ognuno di noi ha la propria sensibilità, unica e particolare, ma se pensiamo allo sguardo di un artista sappiamo che è illuminato da una potenza creativa capace di rompere il tempo e oltrepassarlo.

Vincenzo Baldissarro, artista “senza scuola” di Sant’Agata del Bianco, ha interiorizzato l'antica pazienza di osservare le cose trasformandole in un suo personale modo di percepire la materia. Ad un certo punto, in un angolo o una parete della roccia, sente o vede qualcosa. Inizia così a lavorare, a scavare, seguendo una spinta interna, eliminando tutto ciò che è superfluo, non necessario, per "liberare" una figura. 

L’arte per lui è un bisogno, un istinto, una rivelazione. È questa la forza che mi affascina di tutti i “senza scuola”, dai poeti contadini ai pittori. 

Anche lo scrittore Saverio Strati era rapito dalla fantasia, e dalla capacità di maneggiare l'essenza della forma, tipica dei tagliapietre e degli artigiani del suo paese.

Chi ha letto i libri di Strati ricorderà che nel romanzo “Il Diavolaro” (1979) don Santo, da giovane, realizzava delle sculture: 

Accende la luce e illumina il laboratorio dove negli ultimi anni si rifugiava, quando aveva allentato un poco l’attività di imprenditore edile, e vi lavorava per intiere giornate, specie d’inverno. Grossi massi di pietra scalpellata stanno là come resti di un tempo morto e sepolto. Ci sono figure che neanche ricordava più. Ah, quel cane! Un cane che sembra voglia uscire dalla pietra, liberarsi della pietra che lo contiene. Una bella testa di cane lupo con il petto proteso in avanti in uno slancio di corsa e le gambe anteriori appena abbozzate. Lo aveva fatto vedere a un ingegnere che s’intendeva d’arte. E quell’ingegnere là gli disse: ma voi, don Santo, siete un artista, altro che imprenditore. Un artista vero, autentico. Questo cane qua è molto bello. È un capolavoro. C’è in voi, don Santo, l’estro dell’artista, il fuoco sacro dell’arte. E ammirò le altre opere, e da quel giorno gli parlava con riguardo e stima anche lui, sia sul cantiere, sia al genio civile”.

Nel suo monolite in C.da Cernica, V. Baldissarro ha fatto "riemergere" le sirene dormienti (con il loro sonno “oracolare”), Sisifo ed il masso che è condannato a spingere per l'eternità, due amanti che si nascondono nell’angolo più segreto della roccia, una donna “velata”, un contadino che riposa, un cavallo, il piede di Polifemo, il mezzo busto di un guerriero greco, un suonatoreun uomo che prova a staccarsi dalla roccia (per allontanarsi da un dolore) stringendosi la nuca con le mani. Inoltre, all’interno di una piccola grotta, è raffigurato il complesso maestoso della Natività.

Vincenzo ha sempre pensato che la bellezza sia un valore non solo estetico ma soprattutto morale, e che alla fine possa aiutarci a mettere qualcosa a posto in questo strano mondo. Me lo ripete spesso, con i suoi occhi azzurri sinceri e sorridenti. E a me, ogni volta, piace pensare che, in fondo, sia vero.


DOMENICO STRANIERI


Gli amanti di V. Baldissarro


La prima opera che ha incuriosito molti visitatori è stata quella delle "Sirene dormienti":


Adesso, di Vincenzo Baldissarro si stanno occupando molti giornalisti e "viaggiatori/escursionisti".


Vincenzo Baldissarro

Per raggiungere le opere di Baldissarro cliccare > GOOGLE MAPS





ARTICOLI CORRELATI: IL MUSEO DELLE COSE PERDUTE DI ANTONIO SCARFONE


VIDEO CORRELATO: IL SEGNO DELL'ARTE A SANT'AGATA DEL BIANCO

giovedì 18 gennaio 2024

IL MODELLO SANT'AGATA (Intervista a Domenico Stranieri)

Da IL QUOTIDIANO DEL SUD del 18.01.2024


Il titolo di questo dialogo con Giuseppe Smorto (ex vice-direttore di Repubblica) è una provocazione concettuale. Sappiamo tutti, difatti, che molti paesi dell’entroterra calabrese (e non solo) stanno morendo ma il Sud non è una priorità (forse non lo è mai stato) per la politica nazionale (parliamo da sempre dei problemi della sanità, della mancanza di lavoro e della carenza di servizi e infrastrutture). Poche sono le analisi territoriali che tengono conto della straordinaria varietà dei sistemi locali, pochissime le soluzioni proposte. 

Malgrado tutto, però, c’è chi ancora prova a resistere e a indicare una via, a partire dalla tutela del paesaggio e della montagna (che potrebbe portare ad un turnover di lavoratori in aziende come Calabria Verde, con progetti ed interventi a difesa dell’ambiente e contro il rischio del dissesto idrogeologico). 

Le nuove tecnologie, inoltre, possono favorire strategie ad hoc (lo smart working, ad esempio, potrebbe svincolare alcuni lavoratori dai luoghi fisici). 

Noi abbiamo avviato una nuova narrazione dei luoghi, partendo dall’antropologia narrata dello scrittore Saverio Strati. A Sant’Agata, difatti, abbiamo raccontato il nostro mondo con la letteratura, la musica, il teatro e attraverso varie forme d’arte, come quella dei murales. 



Video Calabria -  Estratto da "Uomini e Santi" 
del 25.04.2024


Ma realizzare dei murales per seguire la moda, senza avere nulla da dire, senza studiare gli aspetti urbanistici di ogni singolo paese, è un errore. Ecco perché gli artisti di Sant’Agata del Bianco, con le loro opere, non creano soltanto bellezza, ma continuano a segnalare che persiste una presenza umana che si contrappone al vuoto di chi parte.

DOMENICO STRANIERI


Clicca sull'immagine in basso per leggere l'intervista 

 A CURA DI GIUSEPPE SMORTO