QUANDO LA MEMORIA STORICA HA DUE VINCITORI E DUE VINTI
dal mensile IN ASPROMONTE di Novembre 2013
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L'articolo sul mensile IN ASPROMONTE |
La rivalità è un
sentimento antico quanto l’uomo. Può essere motivo di distruzione, di imprese leggendarie
o racconti epici. Ciò nonostante non tutte le rivalità sono uguali. Ma la tensione
tra gli opposti, che per Eraclito è il motore del mondo ("Polemos è
signore di tutte le cose"), caratterizza da sempre anche la vita semplice
dei paesi aspromontani. Secoli muti per la storia ufficiale quelli della
“perduta gente” ma ricca di aneddoti e curiosità che ancora oggi gli anziani,
con impeto vano, raccontano.
Quando, poi, due borghi sono saldati a formare in
pratica un solo paese la competizione inevitabilmente è più marcata. Ed allora
se un “forestiero” non riesce a percepire che da Caraffa del Bianco sta
entrando a Sant’Agata del Bianco e viceversa, è singolare come tra queste due popolazioni
ci siano peculiarità e modus vivendi differenti. Il santagatese fantasioso e beffardo,
il caraffese riservato e pratico.
Perfino molti termini linguistici variano in
modo sorprendente tra le due comunità. E se oggi alcuni pregiudizi sono stati
superati (anche perché spopolamento fa rima con isolamento) e dei paesi di un
tempo è rimasto solo l’involucro, una volta ogni occasione era buona per
prendersi a pietrate. Era un continuo fronteggiarsi.
Pure lo scrittore Saverio
Strati ricorda le zuffe mitiche in contrada “Brunello” (così denominata dal
nome del contadino che nel 1661 assassinò il duca Tranfo di Sant’Agata).
“Legnate eretiche”, forse un unicum nella storia dei riti religiosi, erano poi quelle
del venerdì santo. Ma quale era l’occasione dello scontro? Tuttora, durante la
settimana santa le due processioni del venerdì si incontrano. Una, che parte da
Sant’Agata, arriva in chiesa a Caraffa e ritorna indietro. L’altra, in
direzione opposta, da Caraffa giunge a Sant’Agata e rientra. Sia all’andata che
al ritorno, dunque, le due code di fedeli si incrociano. Diciamo, più
precisamente, che in passato “entravano in conflitto” poiché da sempre i più
giovani, ben armati di “tocche” e “ciarnèca” (strumenti di legno che dimenandoli
originano un particolare rumore), si azzuffavano come due piccoli eserciti.
Ma
chi vinceva in queste “guerre lampo”? A sentire le fonti storiche orali non si
capisce bene. Succede come per la battaglia di Quadesh combattuta nel 1274 a.C.
nell’odierna Siria tra Ittiti ed Egiziani. Secondo le fonti Ittite il loro
esercito aveva riportato una chiara vittoria, per i testi egiziani, invece, il
faraone Ramses II li aveva guidati verso un grande trionfo. Allo stesso modo,
per i santagatesi erano sempre loro a vincere. Cose dissimili si apprendono se
si ascoltano i racconti caraffesi. Naturalmente la discordanza non muta se si
parla con gli emigranti che si sono trasferiti in Nord Italia, Europa,
Australia o Americhe. Ma in fondo cosa è la verità? Per il filosofo Gorgia “chi
inganna è più giusto di chi è ingannato, e chi è ingannato è più saggio di chi
non lo è”, un modo per dire che il linguaggio è sempre menzognero. Di certo la
situazione non migliora nelle rievocazioni calcistiche. “Non vincevano mai …”
si sente dire nella piazza di Sant’Agata, “ma se Don Massimo Alvaro ha ancora
le coppe che ci aggiudicavamo nei tornei..” replicano indispettiti i caraffesi.
Per fortuna molti
video delle partite sono stati preservati da Don Carlo Rossi, uno dei primi
aspromontani dotati di cinepresa ed amore per il cinema. Emigrato a Torino,
dove i figli custodiscono ancora il materiale del padre, Don Carlo, morto nel 2009,
ogni anno faceva ritorno nella sua Calabria. Ovviamente, pure le sfide sportive
tra le due squadre diventavano vere e proprie risse, con l’intervento attivo
anche degli spettatori. E quando un bambino era il frutto di un matrimonio tra
una santagatese ed un caraffese? Beh, se era intelligente era uno di loro….se
aveva una “testa storta” era dell’altro centro abitato (e non importava dove
risiedeva, era questione di “stirpe”). Non per niente Caraffa nasce da uno
scontro tra la famiglia Sotira e quella del barone di Sant’Agata, alla fine del
1500. Il trasferimento dei Sotira nel territorio del principe Fabrizio Carafa
darà origine al nuovo borgo rivale.
Ma c’è anche, ahinoi, chi vive al confine
tra i due paesi e non si capisce bene a quale Comune appartenga. Addirittura riguardo
questa eccezionalità vi è un articolo, con richiamo in prima pagina, su Il
Giornale del 18 ottobre 2001. Ecco come Massimiliano Lussana riporta la bizzarra
congiuntura: “ Dieci figli, e già questa non è proprio la norma. Cinque nati in
un Comune e cinque in un altro, e siamo già oltre ogni regola. Se poi i due
Comuni sono confinanti, il caso è più unico che raro. E visto che i genitori
dei dieci pargoli non hanno mai cambiato casa, sembrerebbe di essere nei
dintorni dell’impossibile e invece è vero, tutto vero. I paesi in questione
sono Sant’Agata del Bianco e Caraffa del Bianco, in provincia di Reggio
Calabria, e la storia è l’ennesimo capitolo di un libro di confini impazziti,
di storie al di là di ogni storia. Soprattutto al di là di ogni geografia”. Il
titolo dell’articolo è “Il confine sotto
il letto matrimoniale: concepisce 10 figli in due paesi diversi”.
Leggendo il
pezzo si capisce meglio come un professore scopre nello stato di famiglia di
uno studente “che il ragazzo ha nove fratelli, nati quasi alternativamente nei
due centri reggini, che hanno due piazze una di fronte all’altra, una di un
paese, una di quello confinante”. Il
giornalista continua: << Il prof, che non vuole rinunciare al piacere
delle domande e delle interrogazioni nemmeno di fronte alla sua curiosità,
chiede: “Com’è che la tua famiglia si trasferisce continuamente da un paese a
quello vicino?”.
Meravigliosa la spiegazione di Francesco, il ragazzo
interessato: ”No prof, non è proprio così. Deve sapere che i miei genitori,
quando si sono fidanzati, abitavano in due case confinanti, una in un paese ,
una nell’altro. Quando si sono sposati, per avere una camera da letto più
grande, hanno buttato giù una parete. Ma mio padre ha il difetto di litigare
spesso con gi amministratori comunali e quindi, se litiga con il Comune dov’è
il letto di mamma, lui lo sposta dall’altro lato della camera e quando mamma
partorisce è costretto a chiamare l’ostetrica del comune dove è il letto e,
conseguentemente, dichiarare il figlio nato in quel municipio. Ecco perché
siamo nati un po’ qua e un po’ là. Ma non siamo noi che ci trasferiamo, è il
letto di mamma a passare il confine ” >>.
DOMENICO STRANIERI
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IL CONFINE TRA SANT'AGATA E CARAFFA DEL BIANCO, DA QUALCHE ANNO EVIDENZIATO DA UNA DECORAZIONE SULL'ASFALTO |
TARGA POSTA A CARAFFA IN RICORDO DELLA FAMIGLIA SOTIRA |
CONTRADA "BRUNELLO", MITICO LUOGO DI SCONTRI PROPRIO DIETRO I RUDERI DEL PALAZZO BARONALE DI SANT'AGATA |
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IL PEZZO IN PRIMA PAGINA SU "IL GIORNALE" DEL 18 OTTOBRE 2001 |
SOTTO, LA MIA VIDEO-INCHIESTA