Dal mensile IN ASPROMONTE (Ottobre 2013)
C’è un aspetto che
bisognerebbe analizzare con più franchezza e meno “amor di patria” ed è il
rapporto tra gli scrittori del nostro territorio e i loro paesi d’origine.
Nelle nostre piccole comunità, difatti, nessuno ha problemi a sostenere che un abile falegname (o un bravo muratore) è un artista.
Nelle nostre piccole comunità, difatti, nessuno ha problemi a sostenere che un abile falegname (o un bravo muratore) è un artista.
Volto di Saverio Strati in una porta del centro storico di Sant'Agata |
Lo hanno vissuto pure i
nostri grandi scrittori, oggi pressoché sconosciuti ai giovani, questo clima
poco favorevole, anche se non si sono lasciati atterrire dal fuoco incrociato
del “sospetto”.
Eppure traspare sempre
qualcosa, da una frase come da un silenzio.
In una corrispondenza
del 7 aprile del 1955 Mario La
Cava scriveva: “La
provincia calabrese è troppo provincia, ecco tutto. Mancano per altro le città
accentratrici, come potrebbero essere quelle siciliane, e che lo sono purtroppo
in minima parte, mancano tante di quelle condizioni obbiettive per cui la
resistenza dell’intellettuale, nel suo paese nativo, riveste spesso il
carattere di un eroismo disperato”.
Tuttavia, se non fossero nati a San Luca, Bovalino, Careri, San Nicola di Ardore e Sant’Agata del Bianco (o in altri paesi con l’Aspromonte dietro le spalle ed il mar Jonio davanti agli occhi) quasi certamente Corrado Alvaro, Mario
Quel Sud che secondo
Quasimodo è “dolore attivo” si è fatto parola, e ciò è stato possibile solo in
alcuni luoghi precisi.
Per questo, dopo la morte del padre, Alvaro non tornerà più a San Luca. Non aveva bisogno di rinnovare antiche inquietudini, ormai il paese lo aveva dentro. Aveva stabilito definitivamente una sorta di legame silente con le sue radici che molti, però, non riuscivano a giustificare. Perché quella fuga? Vi era in Alvaro qualche intimo risentimento verso qualcuno?
Di certo non tutti
compresero il suo reale valore. Dopo la morte dello scrittore, ad
esempio, la moglie Laura aveva pensato di donare al Comune di San Luca gli arredi, i tappeti, i quadri, i documenti e i libri
dello studio del marito ma le era stato risposto che non c’erano i
locali adeguati. Così, oggi, tutto questo si trova a Reggio Calabria, nella Biblioteca De
Nava e precisamente nella Sala Alvaro.
Forse ogni tempo per uno scrittore è un tempo mancato, poiché egli non pensa in tempi “economici” ma poetici. Ne deriva che la solitudine è la fatale conseguenza del suo modo di essere. Questa percezione è stata bene espressa, insieme alla “paura di essere scoperto poeta”, da Giuseppe Melina (di Sant’Agata del Bianco): “il paese lievita e si espande in un tempo sbagliato, forse anche la mia casa nasce in un tempo sbagliato. E’ un errore la sua stessa forma (il salone, ampio, la veranda, i castagni in giardino, il portico). Doveva accogliere amici. Ma sono solo.”
E a proposito di Sant’Agata del Bianco, come non
menzionare Saverio Strati, il più grande scrittore calabrese vivente.
Soprattutto perché Strati grande lo è davvero, anche se con il suo paese ha
sempre avuto un rapporto conflittuale. Gli anziani gli rimproverano di essersi
dimenticato delle sue origini, di non aver aiutato la sua gente sul piano
socio-politico. Ma lo scrittore, ben consapevole che “ il Sud ti è dentro come un male inguaribile”, ha sempre narrato nelle sue opere profumi,
atmosfere e personaggi aspromontani, per di più in movimento, in un continuo
divenire “che riempiva le città e svuotava le campagne”. E se è vero che nella
sua ultima intervista non ha mai menzionato il nome di Sant'Agata del Bianco,
limitandosi a dire che appena arrivato a Firenze si sentiva “prigioniero delle
case” poiché il suo paese è in collina e per ventuno anni ha avuto il mare
davanti, è altrettanto vero che Sant’Agata è rimasta muta quando nel 1977
Strati vinceva il Premio Campiello con il “Selvaggio di Santa Venere”.
Persino uomini equilibrati non hanno risparmiato critiche a Strati, menzionato addirittura nei versi di qualche poesia dialettale come “uomo irriconoscente e superbo”.
Eppure su una cosa mi
piacerebbe scommettere. Secondo me, fra qualche anno ci sarà una
presumibile Fondazione Culturale intitolata a Saverio Strati, ed allora,
finalmente, lo scrittore, che oggi è ancora in vita, da morto sarà ricordato
come un eroe.
DOMENICO STRANIERI
Particolare dello studio di Giuseppe Melina (1920 -2001), scrittore di Sant'Agata del Bianco (Foto di Simona Marfia) |
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