Quando nelle comunità i modi di dire di una
persona entrano a far parte del linguaggio collettivo, quando le sue battute
diventano le battute di tutti, quando prima di affermare qualcosa con tono
premonitore l’incipit è sempre “a dici a
mastru Carlu” (come diceva mastro Carlo)
significa che questo personaggio era in un certo senso speciale.
Io e Mastru Carlo a Pompei nel 1995 |
Difatti, mastru Carlu aveva un’ironia davvero
fuori dagli schemi, mai fine a se stessa. Palesava ad ognuno i propri vizi e, per il suo modo di parlare eccezionalmente spassoso, nessuno riusciva
ad arrabbiarsi. Era quasi un fustigatore dei difetti e delle abitudini
sbagliate dei suoi compaesani. Chi lo incontrava si sentiva rimarcare spesso qualcosa
ed in fondo sapeva che, pur facendo ridere, mastru Carlu voleva asserire sempre
di più di quanto diceva.
Tra le tante cose era il mio vicino di casa e
davanti al suo camino, acceso anche in tarda primavera, mi sono cresciuto. “Questa stanza è così fredda che prenderebbe il
raffreddore persino un orso” diceva fumandosi una sigaretta seduto sulla
sua panca di legno. Mi ha regalato la mia prima fionda e la mia prima “tocca” (un
aggeggio di legno che scuotendolo produce rumore ed è adoperato dai bambini durante
la processione del venerdì santo).
Ricordo che quando beveva il suo bicchiere di
vino, prima di sorseggiarlo, mi raccomandava: “spagnati i l’omu chi mbivi sulu
acqua” (non fidarti degli uomini che bevono solo acqua) e subito dopo mi
raccontava le performance di Socrate che durante i banchetti, quando tutti
crollavano ubriachi, era l’unico che si reggeva in piedi.
Aveva qualcosa del filosofo greco, appunto
l’ironia pungente che disorientava. Anche se riusciva ad arrivare a momenti di
comicità davvero impensati con la gente che, in molte occasioni (ed anche in
luoghi pubblici), non riusciva a trattenere le risate.
Era riuscito perfino ad imparare a guidare,
anche se in età avanzata, ed usava la sua Fiat 600 bianca per un solo tragitto:
casa – campagna. Le uniche marce che inseriva, però, erano la prima e la
seconda. Pertanto, quando il motore rumoreggiava disastrosamente mastru Carlo
arrivava a sottolineare così la poca prudenza dell’automobile: “poi ngusciari
quantu voi ma a terza na provi!” (ti puoi lamentare quanto vuoi ma la terza non
la proverai).
L’ultima volta che l’ho incontrato dentro un ufficio
postale si sorreggeva su una bacchetta. C’era un impiegato nuovo che qualche
mezz’ora prima aveva corrisposto la pensione a suo fratello. Così, quasi d’istinto,
l’impiegato gli chiese “il signor …..è
vostro fratello?”. Mastro Carlo, come al solito spiazzante, con il suo modo
tutto particolare di dire le cose, rispose: “non è stata una mia scelta!”.
Era nato nel 1933 ed ha sempre considerato la
lettura un modo per migliorarsi fintanto che, per mantenere la famiglia,
lavorava come muratore.
Una caratteristica antica (che oggi si è persa)
di tanti uomini di Sant'Agata del Bianco è che riuscivano ad imparare un libro a memoria e a
parlarne per tutta la vita. Questo avveniva soprattutto con i testi classici,
dalla Divina Commedia all’Odissea.
Non che mastru Carlu avesse letto unicamente un
libro. Ma anche lui per tutta la vita ha citato spesso un solo testo: Il
Gattopardo. Era proprio innamorato di quest’opera. Secondo lui, Giuseppe Tomasi
di Lampedusa aveva detto tutto dei meridionali e del loro modo di vedere le
cose. Prima di ogni citazione affermava
: “come diceva compare Peppino nel
Gattopardo..” e raccontava un aneddoto o una battuta.
Anche mastru Carlu amava scrivere. In campagna
nei momenti di riposo elaborava una o due pagine di un grosso quaderno. Poi
ritornato a casa mi diceva che aveva scritto qualcosa e decantava il capolavoro
che stava riservando ai posteri.
Si sentiva "sprecato" in paese e biasimava se
stesso dicendo : “ed io con le mie
ambizioni mi sono ridotto in questo porcile!”.
Invece, quando qualcuno gli riconosceva il merito
di un lavoro venuto bene replicava “ ricorda che l’arte è qui e l’ignoranza è
fuori ”.
In alcuni campi, in effetti, era davvero un
artista. Era un costruttore di caminetti insuperabile, conosciuto in tutta la
provincia. Aveva lavorato negli Stati Uniti per molti anni e ogni tanto amava
riproporre quelle sue cravatte americane con il nodo grosso.
Era anche un ottimo cantante e dei suoi
componimenti scriveva testo e musiche. Molti ancora in paese ricordano le sue
canzoni: Lo scialle, Per te Maria, Guardandoti, La differenza. Ogni volta che
parlavamo di musica mi diceva: “il mio
cantante preferito era Modugno….ma da quando si è candidato con i Radicali mi
fa schifo!". Mastru Carlu, difatti, era Socialista ma
spesso, guardando i Tg, si adirava pure con i Socialisti. Non amava
particolarmente Martelli, ma non so perché.
Ad ogni stupidaggine che ascoltava ribatteva: “attru sali!” come per dire: ecco un altro intelligente.
Potrei parlare ancora tanto di questo
personaggio, anche perché molti in paese ricordano le sue battute e le sue trovate.
Ma a parole è quasi impossibile penetrare
nell’unicità degli esseri umani.
Un’ultima cosa, però, la devo confessare poiché questo mio singolare vicino di casa un piccolo danno me lo ha procurato.
Ovvero, come ho già detto, fin da bambino mi ha
sempre ripetuto, quasi con quotidiana devozione, le frasi di “Peppino” di Lampedusa. Il
risultato? Io il Gattopardo non sono mai
riuscito a leggerlo.
Mastru Carlo (VIDEO del 21 agosto 2000)
Era un uomo buono e arguto. Colto, aveva letto un bel po' di libri, ben onosceva l'aridità dell'animo umano. Preferì- specie negli utltimi anni- - trascorrere le sue giornate in campagna, nella terra dei suoi antenati. Qui, forse, riusciva in qualche modo a placare la sua profonda quanto "desolata" ansia di vita.
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