da IL QUOTIDIANO DELLA CALABRIA del 22 ottobre 2013
Non era facile intervistare Don Massimo Alvaro. Con personaggi come lui, sfuggenti ed evasivi, non esistevano vie di mezzo. O l’intervista non sarebbe mai cominciata o bisognava adoperare qualche stratagemma, un ingannevole gioco linguistico che, naturalmente, lui faceva solo finta di non capire. Aveva, difatti, un’astuzia che solo chi lo conosceva bene poteva afferrare. Sicuramente il suo modo di rapportarsi, mai pienamente aperto, come se fosse eternamente legato ad un segreto da custodire, era qualcosa che caratterizzava anche il fratello scrittore. E di Corrado Montanelli scriveva: “Alvaro parlava poco, ma il poco che diceva della sua famiglia e dell' ambiente in cui era cresciuto, era illuminante”. Di certo anche Don Massimo possedeva una cultura considerevole. Il 2 agosto del
Don Massimo iniziamo questa chiacchierata…
Ma cosa vuole che
importi alla gente di quello che penso. Io conosco i miei limiti, sono solo un
parroco e non certo un personaggio di rilievo.
Allora facciamo così: io la conserverò però voi non la
leggerete mai sui giornali
Va bene,
anche perché la cosa mi dispiacerebbe molto adesso.
Ve lo garantisco, voi non la vedrete mai pubblicata. Cominciamo,
allora, partendo inevitabilmente dalla figura di vostro fratello. C’è qualche
aspetto di Corrado Alvaro che non è stato ancora adeguatamente trattato?
Si è scritto molto
della narrativa di Alvaro ma poco della sua poesia. Così abbiamo tante pagine
che sono le solite pagine, si somigliano. Manca uno studio serio sugli scritti
politici. C’è qualche articolo di Alvaro, ad esempio, che preannuncia la crisi
della sinistra, ed anche nei diari c’è un po’ dell’Alvaro politico. Io ho
donato qualcosa ad un professore napoletano di nome Antonio Palermo ma ho fatto
malissimo. Questi scritti, difatti, risalgono soprattutto al periodo in cui mio
fratello fu direttore de “Il Mattino” di Napoli. Insomma c’è un’attualità di
Alvaro ancora tutta da raccontare.
E dove sono questi scritti?
Non ho un’idea precisa
di dove li ho. Ma se li trovo ve li faccio avere con piacere.
Sarebbe interessante, anche se l’Alvaro narratore resta
insuperabile.
Certamente. Ricordo,
ad esempio, che Montanelli ha scritto che “Gente in Aspromonte” è il libro di
novelle più bello del Novecento. Cioè dà un giudizio preciso. Anche autori
spagnoli ed europei hanno espresso valutazioni positive su Alvaro. C’è, poi, un
messaggio nascosto in “Tutto è accaduto” che nessuno ha ancora inteso. Non voglio dire altro.
Quando Corrado veniva a Caraffa di cosa parlavate?
Ci incontravamo ogni
tanto per 2-3 giorni. Lui era impegnatissimo, aveva una
personalità poliedrica. Oltre ad essere scrittore era pure critico letterario,
critico teatrale, persino regista. Quando veniva a Caraffa a trovare mia madre ogni
mattina si svegliava presto, faceva un giro, e poi stava con noi ma non parlavamo di
letteratura. Solo una volta mi fece leggere una poesia. Era una pagina
scarabocchiata e non si capiva nulla. Mi chiese se era bella, io gli dissi che
andava bene ma non riuscì a leggere una parola. Poco tempo dopo, su
quest’episodio, Geno Pampaloni scrisse un articolo.
E Pampaloni come faceva a saperlo ?
Glielo avevo detto io.
Corrado aveva un’ idea politica precisa?
Non apparteneva ai
partiti, ma era rispettoso nei riguardi delle persone bisognose. Una volta ci trovavamo
a Vallerano con Moravia, Gadda, Baldini ed altri scrittori. Piangeva da solo,
in un angolo, perché non era riuscito ad aiutare qualcuno. Noi per delicatezza
o stupidaggine non ci siamo avvicinati a chiedere spiegazioni. Quel giorno
Corrado non partecipò alla conversazione.
Ed il pensiero politico di Don Massimo?
Io non sono mai stato fascista
e nemmeno democristiano. Sono solo un cristiano, così come mi vedete.
A proposito di fascismo, qualcuno ha rimproverato ad Alvaro
di non essere stato un aperto oppositore del regime..
C’è un saggio di
Vincenzo Stranieri, vostro zio, che è molto bello in tal senso. Alvaro poteva
essere membro dell’Accademia d’Italia e non lo fu. In quel periodo da
Pirandello ad Ungheretti fino a Marconi erano tutti Accademici. Ma Alvaro
rifiutò. Vede, ci sono argomenti esterni ed argomenti interni. Fondamentalmente
era solo uno scrittore libero stimato anche dai fascisti. Galeazzo Ciano se lo
incontrava si fermava a salutarlo. C’è una lettera di Margherita Sarfatti, la
quale riceveva gli intellettuali e gli
artisti ogni venerdì, dove si evince che Mussolini apprezzava l’Alvaro
scrittore. Ma c’è anche una lettera di mio padre ove Corrado è duramente
rimproverato per non essere diventato, poiché non ha voluto prendere la tessera
fascista, Accademico d’Italia. Nel 1930 Bompiani stampò un annuario letterario
nel quale si chiedeva al Ministro Bottai qual’era il libro che gli era piaciuto
di più in quell’anno. Bottai rispose: “Vent’anni, di Corrado Alvaro”. Io ho anche una lettera di
Vittorio Mussolini, che dirigeva la rivista “Cinema”, dove, riferendosi a
Corrado, c’è scritto: “Ho ammirato quest’uomo,
pur essendo rispettato non ha mai chiesto niente”. Insomma, possibile
che in un tempo in cui quasi tutti erano fascisti il peccato di Alvaro è quello
di non aver fatto la rivoluzione? In realtà era critico verso il regime. Gli inglesi,
ad esempio, quando uscì “L’uomo è forte” scrissero subito che era un libro
contro il fascismo, esistono gli articoli. Ma Corrado aveva la moglie e un
figlio, doveva pensare a loro, era un uomo molto equilibrato.
E lei che ricordo ha del fascismo?
La dittatura è sempre deplorevole,
leggete Luigi Albertini che già nel 1925 aveva capito che il fascismo era
inaccettabile perché si basava sul sangue. Mussolini ha avuto tanti difetti,
tuttavia non si può negare che è stato artefice di opere pubbliche notevoli. Ma
sostenere che la bonifica dell’Agro Pontino è stata una grande opera non
significa mostrarsi favorevoli al regime. Già Leonardo da Vinci progettava
delle soluzioni per quell’aria paludosa e malsana, come pure tanti Papi.
Aleardo Aleardi, ad esempio, nel canto “Monte Circello” descrive la miseria
delle paludi pontine. Corrado disse che quella di Mussolini era un’opera
meritoria e questo non gli fu mai perdonato.
Esistono scritti inediti di Corrado Alvaro?
Si, ci sono ancora. E
tanti.
Chi li ha?
Qualche cosa ha la Fondazione Alvaro ,
il resto lo aveva mio nipote Massimo. Anche lui scriveva, usava uno pseudonimo: Massimo Vela. Ma purtroppo è morto.
Cioè il figlio di Corrado e Laura Babini. Lei che donna era?
Era una donna discreta
che lasciava molta libertà al marito. Se Alvaro doveva parlare con qualcuno capiva
quando era il momento di appartarsi.
Una curiosità: mi hanno detto che anche Don Massimo scriveva…
Ogni tanto mi sono
messo a scrivere, ma ho strappato tutto ciò che ho elaborato. Io non sono
niente. Ve l’ho già detto: cosa volete che importi alla gente di me.
Prima avete fatto riferimento anche ad Alvaro critico
letterario..
Si, perché Alvaro
critico letterario era di una ponderatezza enorme che anche la gente comune
riusciva a capire. In tal senso ricordo una sua prefazione de “I Miserabili” di
Victor Hugo. Una persona di cultura non elevata gli disse: “E’ meglio la
prefazione del libro”. Non era vero, naturalmente, ma questo dimostra come
chiunque riusciva a comprendere la chiarezza del suo linguaggio.
Uno scritto di Alvaro che consiglierebbe alle nuove
generazioni?
Scusate l’immodestia,
ma “Lettera al figlio” andrebbe portata in tutte le scuole. Io una lettera così
non la trovo nella letteratura italiana.
Caraffa del Bianco, Don Massimo con la madre (1962) |
Processione guidata da Don Massimo a Caraffa del Bianco (RC) alla fine degli anni '50 |
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