Le mie risposte alle domande di Giuseppe Antonelli, fotografo
ed inviato speciale del sito TUTTOSAMO.IT
Descrivi il tuo primo impatto nel mondo
del giornalismo?
Sono sempre stato attratto dal mondo delle
scrittura, ma non ho mai pensato di fare il giornalista. Poi, quasi per caso,
mi sono ritrovato nella redazione della Riviera, a Siderno, con un professore
che, prima, accendeva il suo sigaro e poi ci spiegava come andavano nel cose al
Sud: Pasquino Crupi. Aveva una cultura vastissima e, in un’altra terra, avrebbe
avuto maggior fortuna. Ma amava la Calabria e non l’ha mai tradita. Purtroppo,
da noi, si è apprezzati più da morti che da vivi. Eppure Pasquino non aveva
nulla da invidiare ai grandi personaggi della cultura nazionale. La cosa
sorprendente era quando, magari sorseggiando qualcosa, ci dettava un pezzo che
inventava lì, al momento. Chi era davanti alla tastiera del pc notava subito
che quello che diceva era perfetto, non bisognava trasformare nulla dal parlato
allo scritto. Lavorare con lui è stata un’esperienza importante, una bella
palestra di giornalismo.
Quali sono secondo te le risorse per far
emergere il nostro territorio?
Ribadiamo da secoli le stesse cose ma non
vedo tentativi reali di cambiamento. Saverio Strati diceva che, quello nostro,
è un panorama capace di incantare un poeta ma da esso si evince anche la
desolazione degli uomini. Dobbiamo cambiare noi, dunque. Io non so se un altro
popolo avrebbe trattato così male la terra, il mare e le risorse che
possediamo. Certo, anche io difenderò sempre la nostra storia e la nostra
gente, ma se non ci avverrà un cambiamento reale nella nostra testa, nel nostro
modo di vedere le cose, non ci sarà mai turismo, un’agricoltura sfruttata al
meglio, e dei borghi o delle aree archeologiche realmente valorizzate.
Se dovessi descrivere i tuoi pregi e i
tuoi difetti?
Credo che conoscere se stessi, un po’ come
intendevano i filosofi greci, sia la cosa più difficile che possa fare un uomo.
Quindi non sono capace di rispondere a questa domanda. Ti posso dire che cerco
di concentrarmi di più sui difetti, per migliorare, dato che, sicuramente,
superano i pregi.
Il servizio giornalistico che ti ha dato
più soddisfazioni?
Vi sono alcuni articoli
che, per vari motivi, sento più vicini alla mia storia. Anche perché illuminano
momenti passati che non passano. Me ne accorgo appena pubblico qualcosa ed
arrivano e-mail dal Canada, dagli Stati Uniti o dall’Australia. Personalmente,
sono affezionato agli articoli riguardanti il pittore Fàbon, il dott. ungherese
Fenyves, l’Astronomo solitario di Mendulà, il cimitero scomparso di ContradaCrocefisso, la lettera d’amore del giovane Saverio Strati e, ancora, sono
legato all’ultima intervista a Don Massimo Alvaro (il fratello dello scrittore
Corrado). Sono tutti pezzi che troverai sul mio Blog:
www.domenicostranieri.blogspot.it
Molti emigrati seguono il tuo lavoro e
leggono i tuoi articoli; tutto ciò non ti rende orgoglioso?
Da quando scrivo per il mensile “InAspromonte”, diretto da Antonella Italiano, ho la possibilità di fare ciò che
mi piace: descrivere il nostro mondo. E mi riferisco alla nostra montagna che,
come scriveva Norman Douglas, è “calamita delle nuvole” ma è pure tante altre
cose. E’ un piccolo cosmo, con mille storie, mille personaggi e tante culture
diverse che costituiscono una sola grande cultura. Non esistono montagne così
in Occidente. Per di più, il linguaggio dei nostri articoli non è
prettamente giornalistico, ma si avvicina molto a quello del racconto. Non si
tratta di storie riciclate. Molti pezzi del giornale sono delle vere e proprie
ricerche. Andiamo sul posto, ascoltiamo studiosi, anziani, e arricchiamo il
servizio con fotografie e video. Gli emigranti hanno capito che è un modo
originale di fare giornalismo e lo apprezzano; e non solo perché rammentano
storie e luoghi ma, spesso, perché scoprono anche delle cose che non sanno. La
loro passione per la nostra terra è davvero commovente.
Il tuo lavoro, quindi, è fatto di ricerche
e di storie del passato da riportate alla luce. Sei mai riuscito ad avere un
valido aiuto sia morale che economico per questa tua valida iniziativa?
Di aiuti economici non ne ho mai avuti ma
non li ho nemmeno chiesti. La gente invece si dimostra quasi sempre
affettuosa. Ad esempio, quando ho pensato di scrivere un articolo riguardante
un’affascinante leggenda, un giovane di Caraffa, Francesco Minnici, ha lavorato
una settimana per pulire gli alti rovi che circondavano e ricoprivano una
roccia. Poi, insieme, abbiamo trovato sotto il muschio una scritta misteriosa
ed è nato così uno dei pezzi più letti: La leggenda della roccia di “GiuliaSchiava”. Dico questo per far intendere come la gente è disponibile e quindi molte
volte rappresenta un utile sostegno.
I nostri paesi hanno senz’altro un fascino
particolare visto le tradizioni e le grandi feste comunitarie. Come si potrebbe
quindi creare occupazione?
I nostri paesi devono
preservare la loro storia (e mi riferisco all’architettura, al paesaggio e a
tutte quelle risorse che tendiamo a distruggere). Ovviamente noi possiamo
lavorare con il turismo e i nostri prodotti, ma questo non è difficile capirlo.
Eppure siamo peggiorati rispetto agli anni passati. Arrivano meno turisti che
negli anni ’80 ed abbiamo anche meno strutture che in passato. Può apparire
strano ma è così. E poi la Locride non è mai considerata un’opportunità, tanto
che non è mai nata una vera classe imprenditoriale. In questo momento, quindi,
puntare ad un turismo di massa è improponibile. Ma ho già scritto che “esiste
da sempre una geografia che corrisponde ad un temperamento umano. Per questo
c’è chi va in Tibet, chi scala l’Etna, o chi rasenta il corso delle fiumare.
Inoltre, negli ultimi anni, anche grazie ai fondi dell’UE, si sono sviluppati i
cosiddetti "alberghi diffusi" che permettono di usufruire di alcuni
servizi, come la prima colazione, mantenendo un alto livello di socialità con i
residenti del posto alla scoperta di piatti tipici e bellezze culturali ed
artistiche poco reclamizzate. Ma cosa possiamo prospettare, noi, ai viaggiatori
del 2000? Le isole della Grecia, ad esempio, sono diventate famose anche per le
passeggiate dei turisti sul dorso degli asini. Insomma, se aspettiamo le infrastrutture,
le strade ed altri "miracoli" saremo destinati solo a regredire,
giacché non riusciremo mai ad ideare un prosieguo e vivremo condannati a
replicare sempre gli stessi errori. Ed è fin troppo facile ricordare le cose
belle che abbiamo, dal mare alle montagne, dai borghi antichi ai resti
archeologici. Non basta. Viaggiare presuppone una scelta, ed un turista deve
avere un buon motivo per preferire i nostri paesi ad altri luoghi. Ovvero noi
ad altra gente”.
E’ davvero un sito interessante che seguo
da sempre. Avete anticipato in molte cose gli altri, siete stati degli
antesignani del web. E poi sapete far convivere, all’interno di un unico
format, storia, curiosità, ironia e attualità. Complimenti davvero.
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