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domenica 15 luglio 2012

Il misterioso pianto del GESU' BAMBINO di Caraffa del Bianco (RC).

Le lacrime del Bambinello e le infinite "tesi" di questi giorni

Da LA RIVIERA del 15/07/2014


Mentre scrivo, ancora non si conoscono i risultati delle analisi del liquido inviato, giorno 6 luglio, al Ris di Messina. Forse anche per questo le “tesi” riguardanti le lacrime del Gesù Bambino de “la Madonna della Tenerezza”, a Caraffa del Bianco, si moltiplicano. Le ultime convinzioni, addirittura, tendono a smentire l’esito delle  analisi (ancora sconosciuto) e presumono che “sicuramente non sarà detta la verità”. Nel frattempo, sempre per quanto concerne il riscontro del Ris, ogni giorno riceviamo la stessa risposta : “forse domani! ”. Può darsi che perfino la lunga attesa snaturi il senso delle cose ma, accanto ai credenti che non hanno dubbi, ci sono non solo i seguaci di Odifreddi (ovvero gli “impertinenti” neo-illuministi che se la ridono della fede altrui) ma anche i paladini di un particolare empiriocriticismo: ovvero coloro che contestano le analisi prima di conoscere il risultato. 

Intanto la Madonna con il suo volto rassicurante è sempre lì ferma; un colore rosso scuro riga tuttora il volto del Gesù Bambino e la gente sosta proprio nel punto ove la vallata appare più suggestiva. 


Si è pure ipotizzata una reazione chimica dovuta al caldo, poiché la scultura è stata inaugurata soltanto a dicembre ed il sole colpisce per tutto il pomeriggio la “guancia lacrimante”. Ma guai a dire simili “eresie”. Qualcuno potrebbe arrabbiarsi. E visto che “ non si scherza con i santi” , diciamo che  è più consigliabile “riflettere tacendo, invece di dire stupidaggini”. Sempre tra i fedeli,  ci sono pareri diversi anche riguardo l’accezione del pianto. Per alcuni è un avviso negativo (terremoti, disgrazie ecc..) per altri una fiduciosa previsione (le lacrime sono il segno più vivo della presenza celeste). 

E se si è arrivati a riconoscere in tutto questo finanche “un senso politico”,  i giovani, invece, si radunano ogni sera sotto la statua vivendo quasi con silenzioso rispetto quello che, per un piccolo paese, rappresenta la “variante” di un tempo sempre uguale. Sicuramente, qualche giornale ha esagerato, nelle ventiquattrore seguenti l’episodio, scrivendo che la gente “grida al miracolo”. Certo, vi era chi pregava, qualcuno  era turbato, ma in generale, all’inizio, non c’è stato un vero e proprio moto d’animo collettivo e tutti hanno reagito con compostezza. 



Ora, quando si incontra qualcuno in giro, la domanda è sempre la stessa: “tu chi dici pà Madonna?”. Ci fosse un Blaise Pascal avrebbe senz'altro scommesso che quello di Caraffa è un pianto soprannaturale. “Tanto -  avrebbe motivato – in questa, come nella scommessa sull’esistenza di Dio, se si vince si vince tutto, se si perde non si perde niente”. Ma le lacrime del 2012 sono un problema molto più antico, ed il thauma (lo stupore attonito, la “meraviglia” di fronte all’imprevedibile) che ancora pervade gli occhi degli uomini ci impedirà, anche dopo l’esito delle analisi, di percepire allo stesso modo una casualità o un “fiato divino”. E forse il bello è proprio questo!










domenica 6 maggio 2012

IL "RITORNO" DEI DIAVOLI ROSSI

Da LA RIVIERA del 6 maggio 2012

Vi era un tempo in cui era difficile per chi giocava a calcio avere i calzettoni. Si usavano scarpette spesso consumatissime ed una maglietta durava quasi una vita. Erano tempi “eroici”, poiché molte partite vengono tuttora narrate come si faceva anticamente con le battaglie. E non solo per quella forza della giovinezza che sembrava incontrastabile. Ma per il pathos, il coraggio, l'entusiasmo, la determinazione ed il ruolo che, a volte, assumevano fortuna e astuzia. Per i calciatori di Sant'Agata, Caraffa del Bianco e Casignana vi era, poi, una squadra leggendaria, di cui si riportano episodi e personaggi. 

La squadra era di Locri, veniva allenata da Vittorio Spadaro ed il suo nome era "Diavoli Rossi". Nei nostri paesi, ancora oggi, molti ragazzi sentono parlare dei Diavoli Rossi e dei fratelli Spadaro, poiché accanto a Vittorio non mancavano mai Nino, Paolo e Fortunato. Parecchi ricordano che era addirittura il padre Antonio, con una Fiat Bianchina, a recarsi frequentemente nei paesini dell'entroterra jonico per accompagnare i giovani calciatori/studenti al campo di calcio. Insomma, una squadra gestita come una famiglia tanto che, pure adesso, Vittorio sa tutto dei suoi ex calciatori. 


Lo abbiamo sperimentato proprio qualche sera addietro quando, i fratelli Spadaro, in compagnia dell'amico Pino Filastro, hanno ritrovato, in una particolare cena, Enzo Strati, i fratelli Peppe ed Enzo Stranieri, Saverino Bartolo e Rosario Scarfone. Tutti hanno giocato nei Diavoli Rossi ed ognuno aveva una certa luce negli occhi, l'intensità di un lampo, ascoltando i ricordi di Vittorio, la potenza della sua narrazione che annulla il tempo e fa rivivere mentalmente le partite come se fossero state giocate ieri. E poi la precisione nel descrivere le azioni (centinaia), episodi, aneddoti, parole, atmosfere, profumi, gioie e sconfitte. 

Un vero e proprio viaggio dentro il ritmo e la bellezza di un'epoca. Un racconto unico che accomuna intere generazioni di ragazzi che attraverso il calcio si sono incontrati ed hanno stretto amicizie che perdurano da decenni. Può, dunque, questa storia che inizia 40 anni addietro, ma che è impressa in modo indelebile nel cuore di Vittorio, rappresentare una lezione di sport ma soprattutto di vita per i giovani di oggi? Io penso di si. Tanto che mi piace rammentare come, a cena ultimata, con una spontaneità quasi poetica, Vittorio si è rivolto a tutti dicendo: “anche se siete sposati e siete dei seri professionisti, per me rimarrete sempre i miei ragazzi! ”.

DOMENICO STRANIERI



Sopra, una foto dei Diavoli Rossi del maggio 1969 (in piedi, partendo da destra, il terzo è Giuseppe Stranieri, mio padre, il quarto è Enzo Strati).



Campo di Gerace, 1.11.1968


In piedi da sinistra: Sainato (senza divisa, amico di Vittorio Spadaro), Spanò, Stranieri, Papandrea, Strati, D'Ascola.
Accasciati da sinistra: Il piccolo Fortunato Spadaro, Audino, Franco, Spadaro Nino, Spezzano, Caccamo.



Sopra, da sinistra, Stranieri-Strati-Minnici



2012 - Da sinistra: Paolo Spadaro, Giuseppe Stranieri, Vittorio Spadato, Enzo Strati.






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domenica 25 luglio 2010

Incontro con l'attore Fabio Bussotti seduti innanzi al portone che fu di Rocco Verduci

da LA RIVIERA del 25 luglio 2010

 
Attore, autore di teatro, sceneggiatore, traduttore di romanzi dall’inglese, Fabio Bussotti si è diplomato presso la Bottega Teatrale di Firenze, diretta da Vittorio Gassman. Ha avuto come insegnanti, tra gli altri, Vittorio Gassman, Adolfo Celi, Orazio Costa, Giorgio Albertazzi, Gianandrea Gazzola, Alvaro Piccardi, Giovanni Pampiglione, Carla Bizzarri. Nel 1989 vince il Nastro d'Argento  come miglior attore non protagonista per il film “Francesco” di Liliana Cavani. Per il teatro ha interpretato innumerevoli ruoli curando anche la regia del racconto popolare “Uscita d Sicurezza”, di Ignazio Silone. Infatti Fabio Bussotti è anche autore teatrale e scrittore di soggetti e sceneggiature cinematografiche. Nel 2008 ha esordito come autore di una avvincente spy story, “L'invidia di Velàzquez” (Sironi, 2008). Lo stesso Bussotti ci fa sapere che è già pronto il suo secondo romanzo: “Il cameriere di Borges”.


L'INTERVISTA


Come nasce il tuo amore per il mestiere dell’attore?

Io ho iniziato a fare l’attore a 19 anni. Nel 1982 fui preso alla Bottega Teatrale di Firenze, che era la scuola di Gassman ed Albertazzi.
Nel 1983, poi, ho fatto il Macbeth con Gassman e da lì è cominciata quella che è la mia avventura professionale. Con Vittorio Gassman ho lavorato molto e nel 1992 abbiamo girato insieme il mondo con il recital Ulisse e la Balena bianca. Devo tutto a Gassman perchè fu lui ad incoraggiarmi a fare l’attore. Pensa che ero un brillante studente di medicina all’Università di Perugia.

Nella tua carriera, quale personaggio ti ha più coinvolto emotivamente?

Di recente, al Teatro Mercadante di Napoli, ho recitato nel dramma “Aspettando Godot”, di Samuel Beckett, dove ho interpretato il ruolo di Lucky. Ebbene, Lucky tira fuori il dolore del mondo. Quel personaggio per me è stato sconvolgente!

Ho letto delle recensioni positive anche riguardo il tuo “essere scrittore”. Com’è nato il romanzo L’invidia di Velàzquez?

Il libro all’inizio era un soggetto cinematografico che ho fatto leggere a diversi produttori che, però, si sono quasi spaventati, perchè lo hanno considerato un "colossal", eccessivamente costoso, con troppi effetti speciali, scene in Spagna ed in Italia ecc... Ma io non volevo buttare via la storia...così ho scritto il romanzo.

Come mai proprio “Las Meninas”?

Perchè è un quadro molto bello che fa parte della storia dell’arte mondiale e con il suo fascino ha interessato, più che i critici d’arte, i filosofi. Su questa opera, infatti, esistono centinaia di diverse interpretazioni estetiche. La più importante, quella che ha scatenato tante polemiche, è di Michel Foucault che, nel 1967, ne “Le parole e le cose”, interpreta questo enigmatico quadro. Ne è scaturito un dibattito acceso tra filosofi e professori di estetica che continua tutt’oggi. Diciamo che io ho preso in prestito questo dibattito ed ho trasformato la storia in un thriller. La tesi del mio romanzo, infatti, è che nel quadro è contenuto un enigma che, una volta risolto, spiega chi è l’assassino.

Prima, insieme, siamo andati a Caraffa del Bianco a visitare la casa che fu di Rocco Verduci, martire per la libertà nel 1847. So che stai scrivendo anche tu la storia di due giovani morti per un ideale, cioè i fratelli Enrico e Giovanni Cairoli. Ma secondo te, oggi, in Italia c’è chi darebbe la vita per un’ idea?

Non credo proprio! Adesso a pronunciare le frasi di Verduci, a distanza di tanto tempo,  potrebbero apparire retoriche ma in realtà non è così. Stiamo parlando di giovani ventenni cresciuti leggendo i testi dell’Illuminismo italiano ed europeo, che credevano nella libertà, nella democrazia, nel suffragio universale e sognavano di salvare i poveri dalla schiavitù. Questi ideali erano una ragione di vita e purtroppo anche di morte. Ma, dopo la seconda Guerra Mondiale, sono diventati i capisaldi delle Costituzioni del ‘900. Ecco perché quando si parla di questi ragazzi si deve  sempre tenere presente la loro giovane età e l’utopia che regnava in loro. Quella dei moti risorgimentali si può considerare una stagione irripetibile. Credo che l’unica pagina storica riconducibile a quella ventata forte di ideali sia stata la Resistenza.
Bussotti davanti il portone di Palazzo Verduci


So infatti che hai preso la tessera dell’Anpi...

E’ un’iniziativa di Dacia Maraini e Concita De Gregorio, le quali hanno invitato artisti, attori ed intellettuali italiani a prendere la tessera dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, come ultima trincea contro chi vuole cancellare la storia, vuole dimenticare la Costituzione e sopprimere i valori su cui si basano le cose buone del nostro paese. A questa iniziativa hanno aderito in tanti ed anche io ho preso la tessera procurando, tra l’altro, una grande soddisfazione a mio padre, il quale ha 85 anni ed ha combattuto durante la Resistenza.

Non è la prima volta che vieni in Calabria...avrai notato che negli anni è cambiato ben poco; ed anche “la questione meridionale”, oramai, sembra riguardare solo  il passato..

Non ci sono parole educate per definire la classe politica italiana. Nessuno di coloro che dovrebbero occuparsi di meridione ha un’idea di cosa sia il meridione e la storia del meridionalismo. Nessuno di questi signori ha un’idea di chi siano Salvemini, Calamandrei, Giustino Fortunato. Nessuno di questi signori sa qualcosa di Vincenzo Cuoco.
La politica è vissuta come difesa di interessi particolari. Quindi è molto vicina all’idea delle mafie, le quali difendono interessi di clan contro lo sviluppo, contro i giovani, contro la cultura, contro tutto il resto. Come fare per innestare il seme della speranza in una simile situazione? Onestamente non lo so. Forse ci vorrebbero l’esempio, l’utopia ed il coraggio che hanno animato Verduci ed  suoi giovani compagni più di 160 anni fa.


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