Il 20 aprile del 2022 un uomo chiude una
busta con dentro dei “pezzi” della sua vita e la spedisce al Comune di
Sant’Agata del Bianco (RC). Arriva a destinazione dopo alcuni giorni. Nella
stanza dell’area amministrativa nessuno la apre. Appena entro in Comune mi
consegnano la busta. La prendo tra le mani distrattamente, faccio una battuta stupida: “non è che si tratta di un pacco bomba?” e
vado via. Salgo al secondo piano, sono da solo, leggo nome e cognome del
mittente. Il cognome è tipico di Sant’Agata del Bianco, Barbagallo. Ricordo che
un Barbagallo (Giuseppe, nato a Sant’Agata del Bianco nel 1932) ha scritto
anche dei libri di poesia (“Canto della vendetta” e “Dolce è il canto
dell’eterno amore”) e prosa ("11° Comandamento: sfuggire ai cannibali”).
Ma il Barbagallo in questione si chiama Salvatore, ed è un musicista. Nella busta, infatti, trovo vecchi dischi originali, cd, foto, articoli di vari giornali, riviste, tutte cose che riportano a stagioni passate che serrano il cuore e lo rapiscono.
Quando parla di sé, Salvatore Barbagallo precisa il suo nome d'arte: “Mauro Giordani”. Ed in effetti la busta contiene un disco del 1977 dal titolo “In due” cantata, appunto, da Mauro Giordani. La canzone si trova anche su Youtube (Clicca qui) e fu presentata al Cantagiro da Ezio Radaelli e registrata su etichetta R.C.A. Ci sono, poi, altri dischi, tra cui “Mexico”, scritta sempre da Mauro Giordani ed incisa in inglese, tedesco, spagnolo e francese. In Francia, con il titolo ”28° à l’ombre” (Clicca qui), il successo è stato talmente grande che la canzone è rimasta nelle classifiche per ben 6 anni. In mezzo a tanto materiale noto pure un CD di Celentano, “La pubblica ottusità”. Lo apro e leggo che la musica della canzone “L’ultimo gigante” (che è diventata nel 1987 la sigla di Fantastico 8, su Rai 1) ha il testo di Adriano Celentano e la musica di Salvatore Barbagallo.
Dopo la collaborazione con Celentano, Salvatore Barbagallo prova un “grande vuoto interiore” (che rivela pure in alcune interviste). Decide di abbandonare lo spettacolo e compone solo per scopi umanitari. È promotore e direttore artistico dell’Associazione Syntonia, attiva nella lotta alla leucemia e alla talassemia infantili.
Mentre sfoglio i tanti articoli che mi sono stati spediti, trovo delle vecchie foto, alcune scattate a Sant’Agata del Bianco. Sono delle immagini che possiedono l’eternità fugace del sogno, come quella in cui Salvatore è in campagna con la sua classe ed il maestro Carlo Galletta (la prima persona che lo ha esortato a cantare) o quella in cui, ormai adulto, torna per un giorno in paese per salutare l’amico Carlo Rossi (colui che d’estate portava la luce del cinema a Sant’Agata).
Guardando quei volti, ho pensato che, ovunque ci troviamo, andremo sempre a cercare in un angolo dell’anima il mistero delle nostre origini, i vividi colori della nostra terra. Forse perchè non riusciremo mai a fuggire da certi paesaggi dove la memoria ci rimanda sempre, senza chiederci il permesso. Per questo Salvatore Barbagallo ha sentito l’urgenza di un “ritorno”, per raccontarsi attraverso i suoi dischi e la sua storia. La busta che era arrivata in Comune e che, all'inizio, avevo afferrato senza troppa attenzione, conteneva un mondo ed io, senza sospettarlo, avevo un compito da assolvere: quello di scrivere di un uomo generosamente impegnato a dare un senso alla sua arte, con un’intelligenza indipendente, a viso aperto, che, da tempo, sente il bisogno di regalare ai bambini più deboli una speranza, una musica che allenta il dolore.
Foto di Salvatore Barbagallo scattata da Carlo Rossi |
La classe di Salvatore Barbagallo (lui è il ragazzo appoggiato all'albero con la cartella in mano) |
Salvatore Barbagallo a 14 anni |
Salvatore Barbagallo (il primo a sinistra con la maglietta bianca) a Sant'Agata davanti la casa di Carlo Rossi |
Salvatore Barbagallo con Alberto Lupo al Cantagiro del 1977 |
Salvatore Barbagallo e Little Tony (1977) |
Salvatore Barbagallo oggi |
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