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domenica 6 dicembre 2020

PA...E' MORTO MARADONA

Il racconto privato della magia del calcio

Tra i 12 e i 13 anni, frequentavo la scuola media a Saronno, in provincia di Varese. Era il 1990 e ancora passavano i treni a lunga percorrenza dalla stazione di Bianco e dalla Locride. Quando aspettavamo il convoglio che doveva portarci a Milano, e che appariva lunghissimo rispetto alle misure che eravamo abituati a veder sfrecciare lungo la costa, si assisteva sempre alla solita scena, coraggiosa e incosciente, di persone che si aggrappavano agli sportelli del treno in corsa per occupare una cabina prima degli altri (“gli altri” erano coloro che salivano normalmente, quando il treno si fermava).  

Il rischio assicurava un posto comodo ai propri cari. Chi era meno scaltro e meno acrobatico, invece, sostava nel corridoio per tutta la durata del viaggio. A dire il vero c’era sempre qualche uomo che faceva sedere le donne rimaste all’impiedi e, nel tragitto che sembrava interminabile, io leggevo  l’Intrepido o qualche altra rivista che oggi non esiste più.

Arrivato in Lombardia, per un ragazzo abituato a correre libero, in un paese posto su una di quelle colline del Sud Italia che si elevano davanti al mare, i pomeriggi passati al sesto piano di un anonimo condominio sembravano (e lo erano) di una noia ineguagliabile. Cercavo di inventarmi qualcosa, una formazione della Juve (avevamo, ahinoi, Oleksandr Zavarov con il numero 10) o della nazionale italiana, prefigurando le “notti magiche” che avremmo vissuto in estate.

Ad aprile del 1990, quasi per gioco, decisi di inviare una delle squadre che immaginavo proprio al settimanale Intrepido. La mia lettera fu pubblicata il 24 aprile del 1990, e sulla copertina della rivista c’era una foto di Maradona. L’articolo, che raccontava un Maradona “ritrovato” che puntava a vincere scudetto e mondiale, era a firma di Massimo Gramellini (oggi editorialista del Corriere della Sera).

L'Intrepido del 26.04.1990



Malgrado io fossi juventino, adoravo il campione del Napoli. Quando giocava rimanevo folgorato, avvertivo la trasformazione di ogni peso in leggerezza, o in grazia, come ben descrive Alessandro D’Avenia in un articolo dal titolo “Il bandito e il campione” del 30 novembre 2020: “Un corpo che è insieme di carne e, in qualche modo, di luce, che poi è la struttura stessa dell’universo...".

Per qualche decennio, dimenticai quell’Intrepido, che però conservo ancora, ma quando dovetti far cogliere esattamente a mio figlio la magia del calcio gli raccontai di Maradona. Gli feci vedere i filmati dei palleggi, i goal, gli spiegai cosa significhi giocare alla Bombonera (lo stadio del Boca Juniors) e perché Maradona scelse di non vestire la maglia del River Plate (società più ricca rispetto a quella rivale del Boca). E, infine, gli parlai dei Mondiali, della partita contro l’Inghilterra, e di cosa succedeva a Napoli quando giocava Maradona.

Mio figlio, non potendo tifare per Diego, trasferì la sua passione su Messi e l’Argentina…fino al 25 novembre 2020, giorno in cui mi ha inviato un sms: “Pa…è morto Maradona”.



Proprio lui, il bambino che, con la sua innocente disposizione del cuore, ascoltava le mie storie, e proprio a 12 anni (la mia stessa età tra il 1989/90, quando scrivevo formazioni della Juve sognando di contrastare lo strapotere del Napoli e del Milan).

Il piccolo Giuseppe Stranieri nel 2014
con la maglia dell'Argentina

Mi invase una malinconia opaca, come se con Maradona se ne andassero via tanti frammenti di passato.

Non ho mai giudicato l’uomo, soprattutto perché egli stesso sapeva di sbagliare e lo diceva pure. In fondo, nella tragedia della vita, molti grandi artisti brillano di una luce nuova, hanno un loro lato epico (specialmente quando scelgono la difesa naturale dei più deboli), e alla fine si autodistruggono.

Ha ragione Mario Sconcerti che, in uno dei suoi libri dedicati al calcio, spiega chiaramente: “Maradona non è mai stato un equivoco. Ha vissuto da eroe, solo in mezzo agli eccessi. Venale, generoso, romantico, assolutista, senza un dubbio veramente morale. Un uomo discutibile, come tutti gli eroi. Ma dovendo, per fortuna, giudicare solo il calciatore, non c’è dubbio sia stato il migliore”.

Ecco, Maradona è stato semplicemente il migliore. Tutto il resto, tra qualche anno, non interesserà più alla storia del mondo.


DOMENICO STRANIERI

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