Dal mensile IN ASPROMONTE di settembre 2016
LE COSE PERDUTE E QUELLE RITROVATE
Antonio Scarfone è un artista autentico. Le sue opere futuriste, le sue intuizioni, fanno parte di un modo di essere. Egli non insegue la scena o la notorietà. Ma quest’estate, nel Borgo antico di Sant’Agata del Bianco, ha deciso di aprire a tutti la porta della sua casetta in pietra, da lui stesso ristrutturata. Essa si trova proprio nella piazzetta descritta da Saverio Strati nel romanzo “Tibi e Tascia” e all’interno sono sistemati, come in un’esposizione permanente, oggetti della civiltà contadina di cui nessuno ha più memoria. Ecco perché ci piace definire questo posto: Museo delle cose perdute.
Ed è singolare lo
stupore nell’ammirare manufatti e arnesi che la gente ha buttato via e che
Antonio Scarfone ha recuperato, ripulito e valorizzato. Gli artisti sono così,
riescono a scorgere prima di altri ciò che nessuno vede. E qualche volta sono
anche capaci di ridarci qualcosa di cui ci eravamo disfatti senza troppe
domande. Si tratta di manufatti che, in passato, i nostri nonni adoperavano
abilmente.
Il “Museo della cose perdute” è, pertanto, il simbolo di un mondo
dove tutto era strettamente prezioso e necessario, prima che arrivasse il
momento di voltarsi dall’altra parte e di aderire “all’orrendo universo del
consumo”, convinti, in questo modo, di aver finalmente vinto.
DOMENICO STRANIERI
Telemia - 24 Gennaio 2018
Il Giardino del pensiero, realizzato da Antonio Scarfone accanto al Museo delle cose perdute
Rai 3 - 20 febbraio 2019
Estratto del VIDEO di RAI 3 del 20.02.2019
Il prof. Vito Teti con Antonio Scarfone (estate 2020) |
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